Il
cammino cristiano è: far crescere una sensibilità che ci permetta
di accogliere un Dio che si fa vicino a noi, pieno di amore e di
misericordia. Dio è il Bambino che tende le braccia piene di
tenerezza. Per il cristiano contemporaneo l’Avvento è
probabilmente uno dei tempi forti più difficili dell’anno perché
si fonda su una delle dimensioni umane più essenziali e radicali:
l’attesa. Pazienza,
parola che ha origine nel latino volgare, viene da “patire” (dal
greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale). Quindi ha un
chiaro aspetto di sofferenza, perché aspettare richiede
fatica. La
fatica è una condizione esistenziale umana e cristiana che il mondo
contemporaneo sta cercando di esorcizzare in tutti i modi. Non
siamo più abituati al lavoro fisico, al sudore, all’attività
manuale che costruiva o coltivava quotidianamente il proprio futuro
confidando nella fecondità del tempo e nella pazienza. Quindi
l’Avvento è un tempo di preparazione e di attesa, ma anche di
trasformazione della nostra vita. Questa tensione è una
caratteristica del cristiano alla quale ci invita Gesù
frequentemente nel vangelo “siate simili a coloro che aspettano il
padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva
e bussa” (Lc 12,36).
