Il tema del deserto è vasto quanto la
storia sacra. È una realtà che si lascia conoscere solo sperimentalmente. Chi poi la vive, sa di non avere parole
per dirne il sapore e la misura.
di Anna Maria Canopi OSB
Ma perché il cammino della salvezza
passa proprio attraverso il deserto?
«Il deserto è monoteista» – diceva
un profondo conoscitore della Bibbia (J. Daniélou). Il deserto è lo
spazio della libertà per Dio. «È il noviziato che il Signore ha
scelto per formavi i suoi profeti e apostoli» (card. Leger). È ciò
che san Bendetto nella sua Regola definisce la scuola, il discepolato
del servizio divino, la santa milizia di Cristo.
È dunque lì, nel deserto, dove l’uomo
si trova disancorato da tutti gli appoggi umani, dove l’occhio non
ha altro da vedere che lo spazio immenso e vuoto in ogni direzione,
dove ogni suono è spento, dove il tempo sembra non avere più ritmi
di durata, dove ogni attesa sembra divenire assurda, dove l’unico
sguardo che si può incontrare è la pupilla dilatata del cielo, è
lì che il Signore conduce colui che gli è caro e gli si rivela come
l’Unico: «Ascolta, Israele… Io sono il Signore tuo Dio… Non
avere altri dèi di Fronte a me» (Dt 5,6).
Il deserto è dunque il luogo dove la
fede è messa alla prova e dove l’autonomia significa impotenza e
morte.

Nessun commento:
Posta un commento